Per l’edizione di quest’anno della Milano Design Week, pconp studio è lieto di ospitare a Spazio Lima La prima rosa, un progetto personale dell’artista italo-argentina Alek O.
Orari
Opening 08/06
h. 18.00 – 21.00
09/06 – 12/06
h. 11.00 – 18.00
13/06-29/07
su appuntamento
scrivere a spaziolima @pconp.com
o whatsapp al +393478212305
L’immaginario portato in scena da Alek O. si colloca in una dimensione in bilico tra passato e futuro, tra conservazione e innovazione, tra ricordo e tensione verso l’avvenire. Gli oggetti utilizzati per dare corpo alle sue opere vengono scelti non tanto, o non solo per la loro valenza estetica, ma per il loro portato emotivo: la rete di un materasso, alcune piastrelle scartate, un fiore ormai essiccato, così come la lana di un maglione o di un paio di guanti sono recuperati dal loro uso originario, di solito domestico, vengono trasformati, eppure conservano l’impronta di chi li ha posseduti o utilizzati – spesso l’artista stessa- e sono testimoni della propria storia.
Potremmo definire quella di Alek O. una poetica dell’umano/dell’umanità, che si traduce anche nella delicata manifestazione di un errore, di un’imperfezione, di un vissuto intimo, più nascosto, che racconta un ambiente domestico, da cercare nei dettagli.
Per esempio, nella scelta di una lampadina sbagliata per illuminare una stanza. Un errore che si mostra e si perpetra ogni volta che si accende l’interruttore, una disattenzione dimenticata, che nella sua ripetizione diventa con il tempo famigliare e accogliente. Il semplice gesto di accendere la luce perde la sua funzione, ma si carica di umanità. E ci strappa un sorriso.
Gli oggetti, le ‘cose’ utilizzate (come le piastrelle nel caso delle sculture della serie Minecraft e le reti dei materassi nell’installazione Untitled) vengono spesso dal mondo dell’artigianato e dell’industria, frutto del lavoro di mani esperte e di tecniche collaudate nel tempo, hanno un proprio alfabeto e una propria grammatica, di cui Alek O. si appropria stravolgendola, non creando, ma ri-creando un nuovo linguaggio.
E così le reti di materasso, prive del proprio telaio, perdono la propria funzione ma conservano il ricordo di ciò che erano state. La struttura a griglia, privata della tensione, si trasfigura e si rimodella in nuovi pattern. Cade leggera come una tenda preziosa, vive nello spazio con una veste nuova, un nuovo ruolo.
La trasformazione diventa anche, agli occhi dell’artista, una strumento possibile per conservare il ricordo, di un momento, di un oggetto, dandogli una forma diversa, ma destinata a durare nel tempo. La prima rosa regalata all’artista dal figlio può essere conservata solo se essiccata e stabilizzata: come segni grafici sulla tela, i petali della rosa non restituiscono più l’immagine del fiore che tutti riconosciamo, costruiscono una composizione astratta, che parla una lingua più moderna e universale.
Alek O.
Nella sua pratica Alek O. (Buenos Aires, 1981) fonde la nozione comune di readymade con l’artigianato, il ricamo e altre forme artistiche tradizionali. Al limite tra trasformazione e conservazione, Alek O. elimina gli aspetti visivi comuni degli oggetti e li sostituisce con un’astrazione geometrica. Gli oggetti, scelti per la loro qualità emotiva, sono recuperati dal loro uso originario, solitamente domestico: il legno di una libreria, il metallo di una chiave scartata, la lana di un maglione o di un paio di guanti. In questo modo, le opere fungono da metonimia per l’artista o per le persone che hanno avuto un legame con il materiale. L’impronta sul materiale scolpito di chi lo ha posseduto o utilizzato rappresenta un aspetto importante del lavoro di Alek O. in quanto “racchiude una serie di domande/suggestioni in cui la memoria, l’affetto, la nostalgia e la perdita accuratamente ponderata di informazioni interpretative convergono per creare un gesto poetico aperto”. “Fondamentalmente, tutta l’arte di Alek O. è un invito ad aprirsi all’osservazione della realtà e a lasciarsi convincere che ogni cosa, sia essa un’immagine, un oggetto o un pensiero, può essere rinominata senza perdere significato, ma acquisendone altri”.
Alek O. vive e lavora a Milano, dove si è laureata in Design al Politecnico. Tra le sue mostre personali più recenti: Parolacce, Fondazione Zimei, Pescara (2022), L’impero delle luci, Frutta, Roma (2017); Time Goes By So Slowly, Jeanine Hofland, Amsterdam (2016). Il lavoro dell’artista è stato ampiamente esposto a livello istituzionale, in particolare presso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, Roma, The Courtauld Institute of Art, Somerset House, Londra; Casa Testori, Novate Milanese; Nomas Foundation, Roma; Kunst Meran, Merano; Fondazione Zegna, Trivero; 16a Quadriennale d’Arte, Roma, Palazzo delle Esposizioni; Art Situacions I-II, SPAGNA/ITALIA, Villa Croce, Genova, MACRO, Roma; Triennale di Milano; Studio Castiglioni, Milano; Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Guarene; Prague Biennale 5, Praga; V Bienal de Jafre, Spagna; Castello di Rivoli, Torino; Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci, Prato; Fondation Cartier pour l’art contemporain, Parigi.