a Piece of Furniture with Forniture Pallotta and pconp studio
"Dal cucchiaio alla città"

Orari

Opening 19/04
h. 18.00 – 21.00

20/04 – 23/04
h. 11.00 – 18.00

26/04-10/06
su appuntamento

scrivere a spaziolima @pconp.com
o whatsapp al +393478212305

Dal cucchiaio..
(ripensando il modernismo)
Chiunque abbia lavorato presso pconp sa che prima di approcciare un nuovo incarico il titolare e fondatore dello studio Ermanno Previdi ama ricordare che un architetto deve saper progettare “dal cucchiaio alla città”. La citazione ripetuta negli anni è diventata un tale tormentone che Spazio Lima ha deciso di appropriarsene per celebrare lo spirito con cui pconp e Spazio Lima stesso intendono l’attività progettuale.
Era il 1953 quando l’architetto Ernesto Nathan Rogers formulò il celebre slogan, nella Carta di Atene. Negli anni ’50 Rogers si fa portavoce della transizione della cultura italiana dal razionalismo degli anni ’30 al modernismo del dopoguerra. Una passaggio che doveva tener conto delle esigenze di quel particolare periodo storico senza però contraddire l’esperienza del Bauhaus. In un Europa interamente da ricostruire, quello di Roger era un elogio alla versatilità e un invito a tirarsi su le maniche!
A questa apertura al nuovo rispettosa nei confronti delle radici moderniste, seguono le rivoluzioni degli ’60, i radicalismi degli anni ’70 e gli scetticismi e l’ironia degli anni ’80. La lampada Toio (1962) di Achille Castiglioni, la serie di mobili Quaderna (1972) di Superstudio, la libreria Carlton (1981) di Ettore Sottsass, sono solo alcuni esempi di come l’idea di una reciprocità tra forma e funzione sia stata gradualmente abbandonata.
Oggi ci troviamo in un periodo di transizione che richiede una maggiore resilienza e sostenibilità. In questo senso una ritrovata estetica della funzione può tornare a suggerire delle soluzioni, a patto che tenga conto delle urgenze ecologiche contemporanee e che non si riduca ad un vuoto vezzo estetico.
Virgil Abloh, in un suo scritto apparso su Domus del settembre 2021, sosteneva che oggi, in un epoca in cui tutto è stato già inventato e reinterpretato, sia sufficiente modificare del 3% un oggetto già esistente per ottenere qualcosa di nuovo: “Il 3 %, in definitiva, è libertà autoconcessa. È fare andare avanti il design, che talvolta significa fare un passo indietro.” 
In un certo senso, da questa libertà autoconcessa, Ermanno Previdi ritaglia il suo spazio d’azione per disegnare un cucchiaio per spazio lima. Un cucchiaio-forchetta. Una “cucchietta” o un “forchiao”, il ready-made che incontra la stampa 3D! Una provocazione, certamente, che combina l’estetica semplice e funzionale di una forchetta entry-level dell’IKEA, all’urgenza di una progettazione ecologica e sostenibile legata a logiche upcycling (l’oggetto di partenza è una posata recuperata dal cassetti della cucina dello studio) e alla necessità di approcciare nuove tecnologie e nuovi materiali. Un invito a riflettere, non senza un pizzico di ironia, sul mestiere dell’architetto, con la convinzione che, perseguendo un’idea rinnovata di modernità, sia ancora possibile rimodellare la società in cui viviamo.
…alla città
(un omaggio a Milano)
Da una parte il cucchiaio che rappresenta il massimo dell’ergonomia essendo lo strumento che per antonomasia aiuta l’uomo in una funzione primordiale come il mangiare; dall’altra la città, un sistema di funzioni complesse che pone sempre al centro l’uomo.
A Piece of Furniture (il collettivo berlinese formato da Federico Maddalozzo e Davide Zucco), insieme a Forniture Pallotta (il servizio di catering artistico fondato da Alessandra Pallotta) e  alle architette Elisabetta Zuccala e Andrea Gruber di studio pconp, condividono lo spazio espositivo con Federico Maddalozzo e la sua mostra Sundays, creando un allestimento che vuole essere un omaggio alla città, con un occhio di riguardo per Milano, per le sue architetture e le sue atmosfere.
I lavori di A Piece of Furniture sono delle sculture funzionali che nella mostra Dal cucchiaio alla città si manifestano sotto forma di tre strutture per mensole e vassoi. Nate dall’osservazione del paesaggio delle periferie urbane, i colori di queste sculture sono ispirati alle cromie di tanti edifici residenziali costruiti a cavallo tra gli anni ’60 e gli anni ’70 e gli elementi plastici sono stati suggeriti da un’idea del costruire povera. Quella evocata da A Piece of Forniture è l’estetica delle impalcature, dei ponteggi e dei tondini in ferro a vista tipici negli edifici ancora in costruzione. 
A sostenere e contestualizzare questo campionario di forme preso in prestito dall’edilizia entrano in gioco i display delle architette Elisabetta Zuccala e Andrea Gruber. Ispirati ai grattacieli più iconici di Milano, Pirelli, Velasca e Bosco verticale, i plinti realizzati in MDF, ripercorrono con leggerezza e spirito ludico, le tappe della storia di una Milano in verticale.
Forniture Pallotta, con il suo intervento pensato per spazio lima in dialogo con a Piece of Furniture e studio pconp, celebra il lato più leggero e mondano della città, attraverso una delle sue più iconiche tradizioni: l’aperitivo milanese. In un gioco di colori, consistenze e profumi, e creando composizioni in cui si mescolano arte, design e cultura gastronomica, Forniture Pallotta fa rivivere, con un allestimento immersivo, quell’atmosfera insieme divertita e nostalgica, fatta di  banconi in radica e ottone, camerieri in livrea, patatine e olive in salamoia, sorseggiando l’ormai mitico Negroni Sbagliato del Bar Basso, o lo Zucca del Camparino, il prediletto dai musicisti che lo bevevano prima di esibirsi alla scala. 
E così al ritmo di shaker tintinnati il cucchiaio e la città diventano un pretesto per riflettere sulle condizioni del vivere contemporaneo in un momento storico in cui le sfide per un progettista stanno aumentando esponenzialmente.